Nostra figlia è molto intuitiva, intelligente, è sempre stata molto brava a scuola, a detta non solo nostra, ma di tutti i suoi insegnanti, ha inoltre una bella capacità artistica e creativa.
La nostra prima figlia ha avuto una funzione importante per la nostra coppia, poiché è arrivata in modo inaspettato, un anno e mezzo dall’inizio del nostro fidanzamento e poco dopo esserci dichiarati la volontà di avere un figlio.
Nostra figlia è molto intuitiva, intelligente, è sempre stata molto brava a scuola, a detta non solo nostra, ma di tutti i suoi insegnanti, ha inoltre una bella capacità artistica e creativa.
Il suo punto debole sono i rapporti: ha difficoltà ad aprirsi, a lasciare entrare l’altro e a gestire la sensibilità ed emotività, che sente molto chiaramente, ma che fatica ad esprimere.
Siamo consapevoli che sta entrando nella sua adolescenza esprimendo sia i limiti, che le qualità e non possiamo pretendere, da lei, che in questa fase, sia in grado di trasformarli del tutto; tuttavia siamo chiamati a sostenerla a realizzare questo passaggio, vivendo ed affrontando quotidianamente il conflitto che ci porta e la sua difficoltà ad aprirsi e lasciare entrare.
Ciò che ci mette in crisi come genitori, da sempre, nel rapporto con lei, è il toccare costantemente la frustrazione, tra la volontà di avvicinarci ed il suo rifiuto.
Per lei sentirsi accolta significa essere lasciata in pace, e da sola, ed è proprio quello da cui deve evolvere, trasformando la sua tendenza automatica di non essere toccata e coinvolta nei rapporti affettivi, verso l’aspirazione a generare una fusione con l’altro.
Quindi stiamo facendo un enorme sforzo per trovare il giusto equilibrio tra l’accettare le sue caratteristiche e l’accompagnarla a crescere affrontando ogni volta le sue reazioni oppositive.
Nel rapporto con lei ci si sente spesso esclusi, tagliati fuori, non ascoltati, perché è ciò che lei vive dentro.
Queste contraddizioni si stanno amplificando nella fase adolescenziale. Comprendiamo pienamente tutto quanto sta vivendo, anche per la nostra passata esperienza adolescenziale. Quello che stiamo tentando di fare è di evitare le reazioni rabbiose, che spesso ci stimola, facendo sentire e condividendo il nostro dolore ed anche il nostro senso di impotenza, insieme alla volontà di amarla.
Spesso viviamo la frustrazione di non riuscire a gestire il nostro piano emotivo, e quando ci scattano reazioni rabbiose, sentiamo, subito dopo, un grande dispiacere.
Stiamo imparando, nel tempo, a riprendere questi eventi ed ad elaborali in famiglia, per generare Comprensione Amorevole.
Le nostre aspettative su di lei si sono abbassate nel tempo, soprattutto dal punto di vista scolastico, sul quale siamo stati sempre sereni e l’abbiamo riconosciuta per le sue qualità.
Stiamo cercando anche di trovare delle modalità delicate che ci permettano di entrare nel suo mondo e condividere i suoi vissuti e pensieri.
Ad esempio una domenica è andata al cinema con la mamma e sono riuscite a condividere le sue esperienze nei rapporti con amici ed amiche e sono emersi tanti sentimenti che lei sta vivendo ed il fatto che per non rovinare i rapporti ai quali tiene, tende a non esprimere la rabbia.
Come capita spesso nell’adolescenza, si trova nella situazione in cui è innamorata di un compagno, di cui è molto amica, ma lui è interessato ad altre ragazze, a loro volta amiche di nostra figlia.
Abbiamo compreso che non portare la rabbia in quei rapporti la spinge ad esprimere quella rabbia verso di noi o verso il fratello minore.
Le abbiamo rimandato che è importante comprendere questo vissuto, per permette sia a noi, che a lei stessa, di relazionarsi consapevolmente, evitando di generare dolori nei rapporti familiari, o nelle amicizie.
Abbiamo compreso che deve imparare a gestire la sua sensibilità, perché proprio a causa di questa rischia di chiudersi, al punto che per farsi ascoltare da lei alle volte bisogna urlare.
Abbiamo detto che noi ci saremmo impegnati a rispettare questa sua sensibilità e lei si sarebbe impegnata ad ascoltare di più e chiudersi di meno.
Siamo molto gioiosi nell'essere riusciti a rompere dei diaframmi nel rapporto con lei e vediamo ora la bellezza di parlare in libertà di tutto.
Qualche tempo fa il papà ha voluto condividere degli aspetti di autodistruttività che nostra figlia mostra. Nel fare questo il padre è partito da una sua condivisione rispetto alla causa dell'autodistruttività, sua e della famiglia di origine, parlandole della nonna, di alcune situazioni difficili in cui si è venuta a trovare e dalle catene che a suo tempo sua nonna ha percepito e dalla quale ha cercato di evadere in modo autodistruttivo. Di seguito il padre ha iniziato a parlare delle sue difficoltà vissute con i suoi genitori e delle pretese di affermazione personale con cui è cresciuto. Questo le ha chiarito cosa significa avere pretese eccessive nei confronti di un figlio e il padre ha condiviso tutto il dolore che ha provato e la difficoltà a portarlo e mostrarlo all'esterno.
Infine, dal momento che lei si trova in un momento molto delicato e lacerante rispetto ai primi amori, il padre ha voluto condividere il suo primo grande rifiuto ricevuto in età adolescenziale. L’obiettivo era farle comprendere come certe esperienze sono terreno comune e come in alcuni punti possiamo comprenderci e sostenerci tra genitori e figli.
Il risultato è stato sorprendente: nostra figlia si è aperta tantissimo e ha raccontato tantissime sue vicissitudini amorose e tutta la fatica che fa nel vivere i suoi rapporti di amicizia ed affetto, rischiando di comprimere la sua fragilità.
Dopo questa condivisione abbiamo capito quanto avesse bisogno di parlare apertamente e quanti timori la frenavano dal farlo. In alcuni momenti si è esposta così tanto da farci comprendere che questo scatto nel rapporto potrebbe portare in futuro a condivisioni molto intime e ci siamo resi conto che nel percorrere questa strada dovremo esprimere, come genitori, una tenuta sulla quale non avevamo ancora riflettuto.
Abbiamo compreso che questi vissuti, sommati alla nostra parte di incomprensione nei suoi confronti, stanno generando in lei una bassa autostima, nonostante le qualità che le sono state sempre riconosciute.
Siamo consapevoli che dobbiamo accoglierla e sostenerla ad esprimere le sue fragilità, per accompagnarla a trasformarle, con grande accettazione, nutrendo non solo l’amore nei suoi confronti, ma sostenendola ad amarsi ed accettarsi per come è.
Dopo queste considerazioni, notiamo che l'espressione della rabbia da parte di nostra figlia è molto diminuita e abbiamo cominciato a sentire un dolore sempre più chiaro e costante per le difficoltà che sta attraversando. Abbiamo capito che la miglior cosa che possiamo fare è starle vicini, crescere insieme, non per consigliarla ma per accoglierla in quei tanti passaggi difficili e bellissimi che attendono lei e noi come genitori.